IMMIGRATI: DI IACOVO, DOPO ROSARNO ALLARME A LAMEZIA E SIBARI
(AGI) - Catanzaro, 16 gen. - "Tre Piane, tre bombe sociali con innesco pronto. La prima e' esplosa a Rosarno con le conseguenze che tutti conosciamo. Le altre due pronte a deflagare in qualsiasi momento. Dopo la rivolta nella Piana di Gioia Tauro, cio' che piu' preoccupa ora e' la grave situazione che si registra nelle Piane di Lamezia e di Sibari, territori molto vasti a vocazione agrumicola e olivicola, comparti in cui operano prevalentemente immigrati". Lo denuncia il presidente della Commissione regionale per l'emersione del lavoro non regolare, Benedetto Di Iacovo. "Il quadro piu' allarmante, per come ha dimostrato, in parte, il blitz dei Carabinieri in quel di Schiavonea di Corigliano - aggiunge Di Iacovo - e' nella Sibaritide, dove c'e' una concentrazione di migranti "per tre volte superiore a quella di Rosarno che vivono in condizioni di irregolarita' per effetto del lavoro nero e sommerso, che sono le pratiche quotidiane prevalenti". Grazie ad alcuni dati di uno studio di un'associazione dedita al fenomeno dei migranti che opera nella Piana di Sibari, con la quale la Commissione presieduta da Di Iacovo, e' in rapporto, si stima la presenza di 12 mila immigrati di cui circa la meta' "invisibili", cioe' manodopera stagionale "clandestina". Immigrati di diversa nazionalita' schiavizzati come i migranti africani di Rosarno; accampati a volte in tendopoli a ridosso del porto di Corigliano, in rifugi di fortuna, piuttosto che ammassati come animali in edifici dismessi e fatiscenti. Alcune volte veri e propri tuguri, altre volte in case di villeggiatura sfitte d'inverno, da Schiavonea a Sibari, Rossano e nei restanti 20 Comuni dell'area della Sibaritide. Ovunque vi siano agrumeti nella "pianura di Sibari" il copione e' identico a quello di Rosarno. Presenza massiccia di braccia, condizioni igieniche zero, la dignita' umana annullata, poco cibo (quando c'e') e lavoro, molto lavoro. Sfruttati e umiliati per pochi euro al giorno. Tutte le mattine all'alba i Transit dei "Caporali" fanno il giro della Piana per il prelievo del "popolo invisibile", a Schiavonea nello spazio antistante la Chiesa ed il Quadrato "Compagna", a Sibari davanti alla stazione ferroviaria e davanti ad importanti residence di Marina di Sibari, Rossano, e a S.Eufemia, Nocera, Gizzeria, Falerna, per scaricarlo nei campi dove fino al crepuscolo saranno impegnati nella raccolta dei frutti simbolo dello sviluppo di quell'area: le clementine e non solo. Secondo l'elaborazione del presidente Di Iacovo, al 31 dicembre 2008, quindi un anno fa, la presenza di immigrati residenti regolari nei 23 comuni del comprensorio sibarita, monitorata dall'associazione con l'ausilio delle organizzazioni agricole locali, e' stata quantificata in 6.635 unita', in prevalenza comunitari come i 2.725 lavoratori rumeni; 474 bulgari e i 471 polacchi. Secondi ai rumeni - i cui flussi hanno raggiunto l'apice delle presenze di stranieri in Italia dopo l'ingresso della Romania nell'Unione europea -, ci sono 957 extracomunitari marocchini, 511 albanesi e 479 ucraini. Tuttavia l'elenco delle nazionalita' e' lungo. Quando arriva la stagione agrumicola, che coincide con quella olivicola (da novembre a febbraio) il fabbisogno di manodopera aumenta -evidenzia Di Iacovo- in modo considerevole tanto che il numero di stagionali arriva appunto a sfiorare le 12 mila unita'. Dunque, siamo di fronte a circa seimila braccianti "clandestini" che possono anche non esserlo dal punto di vista dei "diritti di cittadinanza", poiche' provenienti da paesi comunitari, ma che imbattano comunque con il problema lavoro ed in particolare con lo sfruttamento ed il lavoro nero ed irregolare. E questo proprio perche' sconosciuti, sfuggono alle reti di controllo quindi impossibile definirne con precisione il numero, seppure quello fornito dal Presidente della Commissione emersione e' attendibilissimo. Il dato elaborato da Benedetto Di Iacovo e' piu' che verosimile se si considera che il comparto agrumicolo nella Piana ionica fa la parte del leone sul mercato calabrese con il 60 percento di produzione, soprattutto clementine ed arance. Il presidente della Commissione della Regione Calabria preposta alle analisi sul lavoro nero denuncia quindi una situazione "gravissima" portata gia' a conoscenza nei giorni scorsi del Governatore Loiero, al quale, fermo restando le risposte che, sulla situazione Rosarno, deve dare lo stato in termini di ordine pubblico e gli Enti locali, rispetto all'accoglienza, presentera' una proposta/progetto di emersione, con il coinvolgimento di tutte le parti sociali. Il Piano si prefigge anche di costituire una cabina di regia tra i diversi organi previdenziali ed ispettivi a livello regionale, al fine di concentrare gli interventi di vigilanza su apposite aree e settori interessati al nero ed al sommerso. "Oggi tutti parlano di questa situazione -denuncia, concludendo Di Iacovo- ma nessuno dice che la direttiva del Ministro Sacconi sulla vigilanza, ha ridotto il numero delle ispezioni del 17% in Italia e del 40% in Calabria, tollerando cosi' il sommerso, quasi a considerarlo una sorta di "ammortizzatore sociale" per non disturbare le imprese in tempo di crisi. Nonostante tutto questo gli Organi ispettivi, al di la della situazione di Rosarno, hanno operato nella regione per come hanno potuto e con discreti risultati".