L’ospedale è caduto nel dimenticatoio nessuno ne parla, perché ? Dove sono finiti i proclami durante i giorni di “lotta”


Fausto Sero denuncia le anomalie della riforma sanitaria calabrese e ricorda le difficoltà logistiche per raggiungere i presidi ospedalieri calabresi






Il PD di Cariati, esce allo scoperto ne parla in modo aperto ed accusa i politici del territorio che hanno malconsigliato Scopelliti

CARIATI – Che fine ha fatto l’Ospedale di Cariati? Perché codesto assordante silenzio dopo i clamori dell’estate scorsa che occuparono le cronache locali e nazionali? E dove sono le istituzioni del territorio, partiti compresi, che diedero vita, qualche mese fa, a clamorose manifestazioni di lotta?
Dalle cronache recenti sembra che il piano proposto dal commissario straordinario alla sanità, il governatore Giuseppe Scopelliti, stia partorendo il classico topolino, almeno nella Sibarite dove “funzionano”, quando funzionano, solo gli ospedali di Rossano e Corigliano, assolutamente inadatti a soddisfare le esigenze di una popolazione di oltre 250 mila unità, gli ultimi fra gli ultimi.
Fausto Sero, dirigente provinciale del Partito democratico, non ci sta ed alza il tiro: “Il diritto alla salute è sancito dalla Carta Costituzionale, ma quaggiù sembra di vivere nel Paese dei campanelli, dove tutto è lasciato all’improvvisazione ed al libero arbitrio di certi personaggi della politica che, pur di ingraziarsi il sovrano di turno, non esitano a “svendere” il proprio territorio per voluttà e lussurie personali”.
Il riferimento è ai “gran politici locali” che hanno “barattato il diritto alla salute con il classico piatto di lenticchie, invece di fare propria una battaglia comune che interessa tutti, anche chi ha disponibilità, tempo e denaro per curarsi altrove”.
L’emigrazione sanitaria, che nel piano di Scopelliti sarebbe dovuta essere arginata, ha ripreso la sua corsa forsennata: “Dallo Jonio si fugge appena si può – commenta Sero – e come si può. Non ha senso, anche in presenza di strutture di eccellenza in Calabria, invitare i malati a farsi curare nella nostra regione. Mi spiega qualcuno come si fa a raggiungere, ad esempio, Cosenza, Catanzaro o Reggio senza patire i disagi di viaggi infiniti? Ed ecco che, ma è uno solo degli esempi negativi, i nostri concittadini preferiscono recarsi al centro o al nord che almeno, a parità di trattamento, sono molto più facilmente raggiungibili e non presentano, una volta sul posto, i drammi delle nostre modeste città. Ed allora, perché restare qui a curarsi? Perché contentarsi di un pronto soccorso dove i pazienti devono stare ore ed ore su seggiole o nelle ambulanze senza che gli incolpevoli sanitari possano prestare loro assistenza?”.
È lo scenario di quanto sta accadendo nella Sibarite: “Qui – argomenta Sero – i cittadini sono di un altro pianeta. Qui non si trovano posti di ricovero; qui si è parcheggiati come pacchi postali in attesa del ritiro; qui è morta anche la speranza; qui è toccato ai sindaci presentare ricorso al Tar per contestare il piano sanitario proposto da Scopelliti, ed era un compito della politica, della “vera” politica al servizio di tutti. E la politica ha fallito. Ma ora bisogna davvero concertare, tutti assieme, che tipo di risposte vogliamo dare al bisogno di salute dei calabresi; che livello minimo di assistenza vogliamo dare alla gente che vive, isolata, sulle colline e sui monti della regione”.
La summa: “Scopelliti, malconsigliato da persone del territorio che il territorio non conoscono, o conoscono troppo bene, ha chiuso i presidi di Trebisacce e Cariati. Ed ha generato il caos, lasciando allo sbando decine di migliaia di cittadini senza assistenza e senza rispettare gli accordi concertati che prevedevano, ad esempio, la trasformazione del nosocomio cariatese in luogo di cura ad indirizzo riabilitativo e di lungo degenza”.
Parole che non meritano commenti.

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